martedì 6 novembre 2018

Donne che parlano di Miriam Toews


Donne che parlano
Miriam Toews
Marcos y Marcos

Bolivia. Prima decade del 2000. Una decina di uomini della comunità mennonita di Manitoba per diversi anni usavano somministrare un anestetico a uso veterinario alle donne del villaggio, dalle bimbe più piccole alle anziane madri di famiglia, per renderle incoscienti e stuprarle. Il romanzo della Toews è la risposta narrativa a questo episodio increscioso.
La lettura dell'ultimo lavoro dell'autrice canadese regala riflessioni e approfondimenti di notevole spessore, nonostante la difficoltà della struttura narrativa. I gravi fatti ai quali il libro si ispira, sono in realtà già accaduti e fortunatamente la Toews non ce ne offre una cronaca dettagliata. Salvo qualche necessario richiamo alle violenze subite, il romanzo racconta quello che le rappresentanti della comunità femminile del villaggio si sono dette nelle 48 ore di "assemblea" per decidere del loro futuro.
In questo breve lasso di tempo le donne convocate in riunione affrontano i temi più importanti della vita: la fede, il potere, l'educazione dei figli, la libertà di pensiero. Le donne della comunità mennonita sono sempre state lasciate nell'ignoranza, allo scopo di poterle assoggettare alla volontà maschile. Sono sempre vissute come bestie, forse peggio che bestie, ma attraverso un percorso velocissimo e al tempo stesso profondo si affrancano da questa condizione e decidono del loro futuro.
A guidare la discussione o comunque a indirizzarla sui binari più pertinenti è Ona, ritenuta la pazza del villaggio, capace di riflettere meglio di tante altre perché da piccola ha avuto una  educazione più aperta. 
A regolamentare e verbalizzare la riunione è August, a sua volta reietto dalla comunità per colpe inesistenti, più verosimilmente non allineato con il potere assoluto e violento dei capi. August coglie il lato esistenziale del dibattito e le dinamiche personali e relazionali, non senza un pizzico di umorismo. 
È proprio l'elemento personale ad alimentare la discussione e a farla crescere. Lo stesso verbalizzatore ne risulta coinvolto. Le donne del villaggio hanno subito le aggressioni senza mai manifestare il loro sdegno; si sono di certo interrogate su quanto accadeva loro e solo quando hanno avuto la possibilità hanno preso in mano la loro vita e dopo averne discusso ed essersi confrontate, si sono decise a partire. August resta accanto a loro in questo momento di cambiamento. Le donne gli chiedono un verbale anche se non sanno leggere. È Ona a chiederglielo perché intuisce che è l'ultima occasione per stare con lui. Lei sa che August è innamorato di lei e a sua volta lo ama. E sa anche che August ha intenzione di togliersi la vita. Attraverso la verbalizzazione della discussione August vive un momento di condivisione e di comunità che lo rinfranca.
Il tema della violenza di genere affligge anche la cosiddetta società civile "avanzata". La differenza è la dimensione collettiva sia dei soprusi subiti che del percorso successivo di presa di coscienza e di autodeterminazione. Violenza, soprusi, abuso di potere sono temi che appartengono all'oggettività della società contemporanea. Esiste la discriminazione di genere. Esistono le sette, una forma di società individualistica estremizzata che dovrebbe dare maggiore sicurezza, una sorta di enclave del passato che dovrebbe proteggere dallo stordimento della modernità.
Non è così. La chiusura da sempre sortisce effetti negativi, esaspera gli aspetti peggiori dell'animo umano, atrofizza i sentimenti. La comunità non esiste più.
Ciò che emerge con grande chiarezza è che il mondo potrebbe funzionare meglio se ci fossero più dialogo, più condivisione e migliori relazioni. Pur essendo in contraddizione tra loro e proponendo soluzioni diverse le donne solidarizzano subito. Chissà... forse le donne potrebbero avere l'opportunità di cambiare qualcosa nella società di oggi. Basterebbe dare a tutte la possibilità di pensare e di mettere in comune il loro pensiero. 

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