martedì 4 settembre 2018

Uno scià alla corte d'Europa di Kader Abdolah


Uno studioso di cultura orientale dell'università di Amsterdam si imbatte nel corso delle sue ricerche nel diario di viaggio di uno scià che alla fine del 1800 lascia il suo paese e intraprende un lungo e macchinoso viaggio attraverso l'Europa, accompagnato da uno stuolo di principi, funzionari e dalle favorite tra le sue trecento mogli. Il racconto si dipana come una raccolta di novelle orientali, nello stile delle Mille e una notte, con il narratore che alterna gli episodi degli incontri dell'imperatore persiano con i re e i principi europei, a pagine di riflessione sullo stato attuale dell'Europa. Durante il viaggio incontriamo i più famosi personaggi del mondo politico, scientifico e artistico dell'epoca, in un confronto avvincente e divertente tra due mondi diametralmente opposti.

La lettura dell'ultimo libro di Kader Abdolah è decisamente scorrevole e semplice, grazie alla struttura letteraria mediata dalla tradizione orientale. Il tema fondamentale è il confronto tra due mondi, che si poneva nel 1800 come un difficile dialogo tra una terra medievale arretrata e l'Europa della rivoluzione industriale e delle grandi invenzioni, dove già spirava un sentimento di forte libertà; confronto che si ripropone nell'epoca attuale, descritto nelle pagine in cui lo studioso orientalista riflette sul flusso dei migranti verso i paesi  occidentali e che nasce dall'esigenza dell'autore di raccontare l'esperienza che ha vissuto di persona e lo ha visto lasciare il suo paese per l'esilio in Olanda. La struttura a brevi capitoli, se da un lato facilita la lettura, dall'altro impedisce l'approfondimento di avvenimenti, personaggi, argomenti. Chissà quanti di noi avrebbero voluto saperne di più sui colloqui tra lo scià e Tolstoy o Debussy...
Molto interessanti sono i brani dedicati alle innovazioni in ambito industriale e alle potenzialità delle fabbriche, alle scoperte di vaccini e farmaci rivoluzionari, che testimoniano la sete di conoscenza dello scià, a volte  addirittura buffo e spiazzante nella sua ingenuità. Forse un tono più ironico anche in altre parti del libro lo avrebbe reso decisamente più originale e divertente.
E infine la figura della favorita, questa bellissima ed enigmatica Banu che intraprende il viaggio di sua iniziativa, nascosta in uno degli innumerevoli bauli del bagaglio imperiale, con il preciso obiettivo di conoscere le donne occidentali e come loro affermarsi e affrancarsi. Il viaggio di Banu è il viaggio verso la libertà e lo stesso scià di fronte alla tenacia e alla caparbietà della donna si mette in discussione.
Sappiamo che lo scià di cui il romanzo racconta la storia finì assassinato pochi mesi dopo il suo ritorno in Persia. E ci chiediamo se, una volta rientrato nei suoi ranghi di imperatore e se non fosse incorso in un attentato mortale, sarebbe stato in grado di mettere in atto nel suo paese il rinnovamente che aveva avuto modo di consocere in Europa. Con il terrore che aveva di perdere il potere sarebbe riuscito a modernizzare la Persia?

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