venerdì 3 novembre 2017

Tre piani di Eshkol Nevo




Tre piani
Eshkol Nevo Neri Pozza


L'ultimo romanzo dell'autore israeliano che avevamo apprezzato nel precedente "La simmetria dei desideri" si articola in una successione di tre storie che si riconducono ai tre piani della stessa palazzina, in cui abitano i protagonisti delle rispettive vicende. 
Il lettore accoglie la confessione che questi personaggi manifestano, ciascuno secondo una propria modalità. L'inquilino del primo piano racconta quel che gli è accaduto a un interlocutore concreto: ha bisogno di qualcuno con cui sfogare i propri segreti e le proprie paure. E' un personaggio caldo e impulsivo e non può fare a meno di raccontare le sue ansie e gli errori madornali che commette nel momento in cui dà ascolto alla sua parte più carnale.
La donna del piano di sopra si confida a un'amica che non vede e non sente da tempo, una persona lontana ma reale. E le racconta ciò che la turba: le necessità quotidiane, l'assenza del marito e la comparsa improvvisa del cognato con cui ha una fugace e impetuosa relazione. La sua vita è costantemente in bilico tra le realtà e il sogno, tanto che ha bisogno di provare anche a se stessa che l'icontro con il cognato è avvenuto davvero.
Infine l'ultima storia, quella della donna del terzo piano, che racconta ciò che le accade al marito scomparso parlando in una segreteria telefonica che, chissà chi e quando potrà ascoltare.La donna, che ha condotto un'esistenza rigida e ligia al dovere e alle consuetudini, una volta rimasta sola si lascia andare a un'avventura che scardinerà le sue convenzioni assolute e le permetterà di instaurare rapporti diversi e molto più profondi.
I tre piani della palazzina corrispondono palesemente ai tre livelli dell'io che coabitano dentro di noi e si manifestano con rilevanza diversa nella nostra vita. Si tratta delle tre istanze freudiane dell'es, dell'io e del superio. L'es corrisponde al bambino (impulsività e carnalità), l'io all'adulto (realtà) e il super-io alla maturità e al giudizio.
Lo scrittore esaspera i caratteri dei personaggi proprio per metterci di fronte ai diversi comportamenti che assumiamo a seconda della prevalenza di uno dei tre aspetti dell'io. E lo fa sottolineando con grande ironia le scelte assurde a cui questa predominanza conduce: nella storia del padre di famiglia alla relazione sconsiderata con una ragazzina, nella vicenda della donna tutta casa e marito alla storia passionale con il cognato bellimbusto e nella terza storia al cambio drastico di vita della donna che, dopo aver vissuto in simbiosi con il marito una vita dettata e scandita da regole precise, si lancia senza troppe remore in una esperienza nuova e tutt'altro che sicura.
il giusto equilibrio psicologico dell'essere umano si raggiunge quando le tre istanze si compensano e si integrano fra loro. Ma c'è qualcosa di più e l'autore ce lo spiega in una delle ultime pagine del libro.

"... i tre piani dell'anima non esistono dentro di noi. Niente affatto! Esistono nello spazo tra noi e l'altro, nella distanza tra la nsotra bocca e l'orecchio di chi ascolta la nsotra storia. E se non c'è nessuno ad ascoltare, allora non c'è nemmeno la storia (...) L'importante è parlare con qualcuno. Altrimenti, tutti soli, non sapiamo nemmeno a che ci troviamo, siamo condannati a brancolare disperatamente nel buio, nell'atrio, in cerca del pulsante della luce. "

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