Come si poteva prevedere la discussione del gruppo di lettura sul romanzo "La vegetariana" che si è svolta sabato 28 giugno, è stata piuttosto accesa e ha solllevato molteplici temi e pareri non sempre allineati.
Gl interventi che hanno dato il via alla discussione hanno manifestato un giudizio negativo su un romanzo collocato in un ambiente troppo distante, fisicamente e culturalmente, da quello in cui viviamo. La lettura ha suscitato emozioni negative, suscitate dalla violenza subita dalla protagonista, dalla sua passività, dall'impossibilità di vivere un momento di relazione.
Di certo sono sensazioni che pervadono il romanzo e ci parlano di un'esistenza sofferta e sofferente, ma attraverso poche e sintetiche immagini rivelano un mondo e una vita segnata da esperienze indelebili.
Il titolo - secondo alcuni non troppo calzante - si riferisce alla scelta che la protagonista manifesta di non volere più assumere cibi animali. Il rifiuto del cibo non si esaurisce qui: la giovane donna a poco a poco rifugge tutto ciò che si manifesta come umano, carnale, animale per rifugiarsi - e lo capiremo solo proseguendo nella lettura, in un suo mondo immaginario e immaginato che appartiene al regno vegetale, fatto di luce, acqua e purezza. Ma questa fuga dal mondo della carne è una fuga dalla vita o una trasformazione?
A questa domanda i presenti hanno dato risposte differenti. Secondo alcuni la sua anoressia schizofrenica è una vera e proprio manifestazione patologica, per altri una presa di coscienza, una scelta di non appartenere a un mondo che la disgusta, così come la disgusta la carne. Un mondo fatto di uomini violenti e insignificanti, comunque inetti e di donne sottomesse e incapaci di prendere in mano la propria vita. All'estremo opposto questa scelta è stata vista come l'inizio di un percorso di autodistruzione e graduale rinuncia alla vita.
Peraltro è necessario tenere in considerazione il fatto che l'autrice e il suo scritto sono parte del mondo e della società orientali, pervasi da retaggi spirituali diversi da quelli ai quali siamo più abituati noi lettori occidentali. Gli atteggiamenti di estraniazione, fuga, nichilismo, sono verosimilmente legati a un'eredità culturale che considera metamorfosi e rinascita momenti diversi ma altrettanto veri del nostro passaggio sulla terra.
Per quanto concerne l'atteggiamento dei familiari, delle persone vicine e della società in generale nei confronti di questa donna e del suo rifiuto di vivere la condizione umana sono emerse molteplici osservazioni.
Comune il giudizio sugli uomini, padre, marito e cognato: sono tutti falliti e perdenti nel loro atteggiamento egoista. Anaffettivo e inetto il marito, violento e prepotente il padre, irrisolto e mediocre il cognato artista. Nessuno di loro, nemmeno per un istante, si chiede il perchè del turbamento della donna o tantomeno prova a fare qualcosa per lei. Si preoccupano delle apparenze e del giudizio della società i primi due, mentre il cognato coglie l'occasione per tentare la realizzazione del suo sogno erotico/artistico, senza peraltro riuscirci.
Secondo alcuni il rapporto tra questi uomini e la protagonista è solo una storia di abuso ed è proprio questo l'elemento che scatena la "follia" di Yeong-hie, il suo rifiuto nei confronti della vita.
La società non si prende cura di lei: la malattia o comunque il disagio psichico non è ammesso. Il ricovero coatto, reso inevitabile dalla condizioni fisiche della donna, è solo l'anticamera della fine. La società non può (o forse non vuole?) fare nulla per lei.
Un atteggiamento più umano e un tentativo di comprensione viene dalla sorella, che intuisce quanto poco possa bastare per uscire dalle convenzioni sociali, dalla cosiddetta normalità, da un equilibrio fasullo per lasciarsi andare alle pulsioni più profonde e abbandonarsi alla fine. Lei stessa accarezza l'idea che solo l'epilogo finale di questa storia possa restituire a Yeong-Hie la pace e la dignità.
La dignità di una buona morte è stato anche l'ultimo commento che il tempo dell'incontro ci ha permesso di esprimere.
Ringraziamo tutti i partecipanti al gruppo di lettura e alla discussione. Per la fiducia con cui hanno accolto le proposte di lettura della libreria e per la disponibilità con cui hanno espresso le loro opinioni e i loro commenti su temi assolutamente profondi e difficili.
Saremo liete di aggiungere a questo testo eventuali precisazioni o opinioni che ci siano sfuggite.
Il gruppo si riunirà sabato 24 giugno per parlare de: Il libro di mio padre di Urs Widner - Keller editore
Nessun commento:
Posta un commento