L'ultima opera, postuma, di Goliarda Sapienza mi ha incuriosito appena ne ho letto il titolo. Positano, luogo incantevole denso di fascino e di ricordi, culla di una umanità ricca e di una mondanità di altri tempi. E l'immagine di copertina mi ha letteralmente stregato: due donne in costume da bagno rigorosamente bianco che indugiano sulla passerella di un gozzo.
Goliarda Sapienza - l'ho scoperto ora - aveva un legame profondo con questo paese costiero che le ricordava la Sicilia natale ma era molto più vicino a Roma e le permetteva di rifugiarsi tra le rocce e le calette nascoste ogni volta che riusciva a fuggire dal lavoro cinematografico. La conca protetta dalle montagne e dai silenzi del mare, diventò il suo rifugio dove le emozioni del corpo, a lungo inaridite dagli orrori della guerra e dalla frenesia della città, si risvegliavano.
Positano era dunque per Goliarda un'isola felice e doveva raccontarla. Ma non poteva narrare di un luogo senza metterci dei personaggi: così si ispirò a una sua amica milanese e costruì l'immagine di Erica e della sua complicata vicenda. Sullo sfondo le care e sagge figure degli abitanti di Positano: Giacomino il pasticcere, Nicola, Lucibello, Nunziatina... e i colori abbaglianti delle case, del mare, del cielo. Il romanzo è la rievocazione di un'amicizia perduta e l'affresco di un luogo che non esiste più, ma entrambi rivivono grazie alla sua scrittura vibrante, suggestiva, appena velata di malinconia.
Appuntamento a Positano di Goliarda Sapienza
Einaudi
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