venerdì 1 febbraio 2019

Abraham B. Yehoshua
Il tunnel - Einaudi

Il primo titolo che abbiamo scelto per inaugurare gli incontri del gruppo di lettura 2019 ha decisamente spiazzato i lettori, che dalle parole scritte in quarta di copertina si attendevano un romanzo focalizzato sulla incipiente demenza senile dell'ingegnere protagonista del romanzo.
Qualcuno, convinto che dopo le prime pagine molto drammatiche e interessanti della visita del neurologo il libro avrebbe proseguito narrando l'evoluzione della malattia e il comportamento del malato, è rimasto un poco deluso o quanto meno fuorviato.
In effetti non è la demenza il tema fondamentale che l'autore vuole approfondire. Yehoshua trae spunto da questa situazione per dipingere una coppia di anziani coniugi legati da grande affetto, complicità e anche attrazione, per ironizzare sui momenti di palese "demenza" di uomini politici e funzionari stimati, ma soprattutto per raccontare ancora una volta una storia del suo paese, Israele, con toni civili, pacati, lontani anni luce dalle affermazioni aggressive e violente alle quali la società contemporanea ci ha abituati.
Proprio a causa del verdetto medico così infausto il protagonista, l'ingegnere Zvi Luria, abbandona le consuetudini e i freni che avevano condizionato la sua vita lavorativa e si apre al mondo esterno, relazionandosi in modo diverso alle persone con cui ha a che fare. E' un'immagine metaforica della società del suo paese: israeliani e palestinesi mantengono la propria indentità ma dovrebbero scrollarsi di dosso le sovrastrutture che pesano sulla vita dei due popoli. Non mancano a questo proposito le critiche, sottili e a volte ironiche, ai problemi della scoietà israeliana, soprattutto alla corruzione che dilaga.
La demenza è dunque un pretesto per scoprire cosa davvero è importante nella vita. Zvi perde la memoria ma incontra tante persone e si relaziona con loro. Prima, quando ancora lavorava, aveva trascurato i rapporti umani o addirittura li aveva fuggiti. Forse per raggiungere questa libertà e disponibilità alle relazioni interpersonali è necessario perdere un po' di memoria e soprattutto un po' della propria identità egoriferita. Le allusioni alla memoria sono il filo conduttore del romanzo; gli israeliani sono il popolo della memoria, il tatuaggio è l'emblema della memoria, il cervello è lo scrigno della memoria, che vale però la pena di perdere per dare spazio all'anima.
Nella vicenda narrata compaiono diverse persone che si prodigano per i vicini palestinesi senza porsi problemi di tipo politico. L'immagine è senza dubbio confortante e fa sperare in una possibilità di convivenza. Del resto, e Yehoshua lo sottolinea in più di una occasione - quando dal tetto dell'ospedale descrive la vista che arriva fino al Giordano e quando racconta del viaggio nel deserto, che si compie in poche ore - Israele è un fazzoletto e uno spazio così piccolo offre solo due possibilità ai popoli che si contendono le terre, convivere o imporsi uno sull'altro.
E infine il tunnel, il simbolo che compare nel titolo del romanzo, è chiaramente un'allusione alla possibilità di collegamento tra due popoli, è simbolo di una nuova strada,  difficile da costruire, forse anche assurda per certi aspetti, ma che rappresenta il futuro.


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